Oltre l’emergenza, contro la crisi, rilanciare l’Università e la Ricerca

L’emergenza sanitaria in corso evidenzia le attuali fragilità e divergenze e la crisi collegata minaccia un’ulteriore frammentazione del sistema universitario. Per questo oggi è fondamentale non solo trovare risorse e investimenti, ma anche cambiare le politiche dell’ultimo decennio.

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Petizione assegnisti di ricerca

La FLC CGIL e l’ADI (Associazione dottorandi e dottori di ricerca italiani) hanno lanciato una petizione diretta al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti con cui si chiede il riconoscimento del diritto all’indennità di disoccupazione DIS-COLL ad assegnisti di ricerca, dottorandi e titolari di borse di studio.

La DIS-COLL è una nuova forma di indennità di disoccupazione introdotta dal DLgs n. 22 del 4 marzo 2015 (Jobs Act). Essa ha come destinatari i “collaboratori coordinati e continuativi, anche a progetto – con esclusione degli amministratori e dei sindaci – iscritti in via esclusiva alla gestione separata presso l’INPS, non pensionati e privi di partita IVA, che abbiano perduto involontariamente la propria occupazione”.

Per un approfondimento sugli ammortizzatori sociali vedi il materiale già presente in questo blog.

Questa formula, piuttosto ampia, non chiarisce un dato fondamentale: questo provvedimento si estende anche ai dottorandi, borsisti e assegnisti di ricerca? Tali figure, infatti, hanno l’obbligo di versare contributi previdenziali presso la Gestione separata INPS, pagando un’aliquota contributiva del 30% sul loro reddito annuo. Esse ricadono nella categoria dei “lavoratori parasubordinati” e per le peculiari caratteristiche delle attività da loro svolte appaiono pienamente assimilabili ai collaboratori coordinati e continuativi, ovvero a progetto.

Di fronte a questa situazione di ambiguità FLC e ADI chiedono con forza al Ministro Poletti di intervenire per sanare una situazione divenuta da anni insostenibile: perché tenere fuori dal sistema di protezione sociale migliaia di persone già sottoposte a condizioni contrattuali ed economiche di precarietà e che, nonostante questo, contribuiscono con passione alla crescita e allo sviluppo del nostro Paese? Perché non riconoscere il lavoro di migliaia di giovani ricercatori che di fatto tengono un piedi un sistema accademico ormai prossimo al collasso?

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Cordialmente
FLC CGIL nazionale

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