Le battaglie che stiamo sostenendo sul territorio e sul livello nazionale

Ci sono voluti otto anni di blocco dei contratti pubblici, durante i quali non sono mancati i peggioramenti, per quel piccolo segnale positivo, di aprile 2018, che è stato la firma del nuovo CCNL dei settori pubblici. È stata solo la ripresa delle relazioni, perché rimangono molti vincoli e limitazioni, come l’impossibilità di superamento del valore dei fondi accessori degli anni precedenti. Quello che attualmente è grave è che il Governo non ha dato seguito (approvando i decreti attuativi) all’art. 65 del CCNL che prevede, sperimentalmente, l’incremento delle risorse oltre il limite stabilito se vi sono certe condizioni di bilancio.
Nonostante il rinnovo contrattuale l’emergenza salariale permane. L’aumento del +3,48% accordato nel 2018 con il rinnovo contrattuale, lascia livelli salariali molto bassi nel pubblico impiego, e nel settore della conoscenza tra i più bassi con mensilità nette mediamente intorno ai 1.150 euro.
Per il rinnovo del contratto 2019-20 osserviamo che le risorse previste in legge di bilancio non bastano. Ci attendiamo incrementi che recuperino almeno l’aumentato costo della vita di questo decennio, trascorso nel segno di un progressivo impoverimento dei salari, e interventi che assicurino agli atenei le risorse per far fronte a questo.

Sulle risorse al sistema universitario l’Italia continua a essere fanalino di coda in Europa per investimento in istruzione e per l’università in rapporto al PIL. La mancanza di risorse, oltre a bloccare il ricambio generazionale di cui c’è estremo bisogno, sul lato dell’insegnamento e delle competenze tecnico amministrative, si ripercuote anche sulle scelte di esternalizzazione di servizi come accennato in precedenza. Non ci sono solo appalti di biblioteca, il problema riguarda tutto il servizio di guardiania, le manutenzioni e non poche attività informatiche.

Siamo preoccupati anche dalla discussione in corso e dalle decisioni future in materia di autonomia differenziata per quanto potrà intervenire sull’ambito universitario. Appare un rischio concreto il superamento del contratto nazionale che, bene o male, rappresenta un argine alle discriminazioni e a livelli salariali ancor peggiori. E ci preoccupa una
frammentazione e una possibile regionalizzazione dell’insegnamento e della ricerca universitaria che intervenga sull’autonomia degli atenei. Riteniamo debba rimanere il principio che il paese è uno solo, e così anche i diritti fondamentali come il diritto allo studio, alla salute, all’ambiente, alle pari opportunità e non discriminazione, che vanno
salvaguardati.

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